Cocullo (AQ) – La Festa dei Serpari
Il Paese
L'Abruzzo è terra di antiche tradizioni, che si tramandano di generazione in generazione: terra di culti atavici, di bellezza e di mistero.
Questa immagine dell'Abruzzo è sicuramente raccontata da uno dei più suggestivi e meglio conservati culti ancora esistenti: quello dei Serpari a Cocullo in Provincia di L'Aquila.
Piccolo paesino di origine medievale, Cocullo rinnova ogni anno un rito che risale a tempi lontani e perduti, precedenti l'arrivo del Cristianesimo: la Festa dei Serpari.
La tradizione
La tradizione cristiana ha legato questa festa a San Domenico di Sora, monaco dell'XI secolo, che la credenza popolare ha dotato del potere di guarire gli ammalati dal morso del serpente. San Domenico diventa il punto di contatto tra l'Uomo, con le sue debolezze e le sue paure, e la Natura, madre e matrigna, in grado di creare e distruggere la vita: una figura controversa, a metà strada tra la superstizione e l'ortodossia cristiana.
Eppure, il Rito dei Serpari sembra avere un'origine ancora più antica, riconducibile alla figura di una dea del mondo pagano, che il Cristianesimo ha opportunatamente sostituito con la figura del santo. Si tratta della dea Angizia, raffigurata in piedi con un serpente tra le mani, dal cui morso protegge il fedele.
La Festa dei Serpari, dunque, è il rinnovo di un culto che affonda le proprie radici nel buio della nostra cultura occidentale, di cui non conserviamo più memoria, ma solo una strana sensazione.
Ogni 1° Maggio (prima del 2012, ogni primo Giovedì di Maggio), a mezzogiorno in punto, il paese di Cocullo si riempie di pellegrini come un tempo, quando le uniche strade per arrivarvi erano sentieri di montagna solcati dal passo lento e faticoso di un asino.
L'atmosfera immerge i partecipanti in un mondo che sembrava dimenticato, fatto di religione e superstizione, di guaritori e santi. La piazza accoglie centinaia e centinaia di persone, in attesa del santo, mentre all'interno della chiesa della Madonna delle Grazie si celebra la Messa.
Lì, in un angolo difronte l'altare, qualcuno tira la corda di una campana con i denti, per preservarsi dal mal di denti. Dall'altra parte, vicino la cripta, qualcun altro raccoglie un pugno di terra per spargerla sui campi e allontanare i mali. Dovunque, oramai, la religione sembra confluire nella superstizione popolare.
Finalmente, la Messa ha termine e la statua del Santo viene condotta fuori la Chiesa; ai lati, due fanciulle in costumi tradizionale, con canestri colmi di "pani sacri", l'accompagnano; ad attenderla, una folla di fedeli che recano cesti di serpi da porre sulla statua. Così, il Santo, vestito di serpenti, tra le grida di gioia e la musica, le preghiere e le raccomandazioni, viene condotto per i viottoli acciottolati di un paesino come tanti dell'Abruzzo, dove il passato è ancora presente.
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Cocullo (AQ) ITALIA - maggio 2012